Alla scoperta del patrimonio culturale e linguistico dell’Area Grecanica

In Calabria esiste ancora una zona, denominata “area grecanica” o “Bovesia” che testimonia la presenza dei greci nel territorio dei monti di Bova ed in cui si parla tuttora la lingua greca.
La zona è culla secolare della minoranza linguistica ellenofona di Calabria. Il versante Jonico meridionale dell’Aspromonte custodisce infatti immutate le tracce della sua antica natura di crocevia sul bacino del Mediterraneo. Quest’area ha assunto per molti secoli il ruolo di vera e propria isola e roccaforte culturale per una serie di motivi come la precarietà storica dei collegamenti ed un entroterra particolarmente impervio.
L’abitato per quanto urbanizzato si trova in gran parte nei confini del Parco nazionale dell’Aspromonte, è un pacifico e silenzioso ambiente naturale. I centri di Condofuri, Gallicianò, Roccaforte del Greco, Roghudi mantengono le più evidenti tracce della cultura magno-greca.
Il glottologo tedesco Gerald Rohlfs fu il primo a studiare questa presenza e promuovere la valorizzazione di questo patrimonio culturale immateriale di inestimabile valore. Rohlfs, infatti, era convinto che il greco parlato dagli abitanti della Bovesia è l’eredità della Magna Grecia poichè alcuni termini qui presenti non esistono più nel greco moderno. Ciò vuol dire che sono persistenze del greco antico che si sono conservate fino ad oggi.
Il greco di Calabria parlato qui è oggetto di studi e ricerche nonché motivo di scambio culturale e di iniziative a tutela delle minoranze linguistiche storiche. La popolazione residente nel censimento del 1991 era pari a 2000 abitanti.
L’isola ellenofona si estende oggi principalmente lungo la vallata della grande fiumara dell’Amendolea, in provincia di Reggio. I paesi sorgono a circa 15 km dalla costa, generalmente tutti su monti un tempo di difficile accesso e solcati da burroni, quindi dominati dal versante sud dell’Aspromonte. Fanno parte dell’area grecanica altri paesi in cui purtroppo la lingua non è più parlata: Pentedattilo, San Lorenzo, Condofuri, Amendolea e Staiti. Fino a prima delle due guerre mondiali le popolazioni di questi paesi parlavano quasi esclusivamente greco, specie a Bova, Gallicianò e Roghudi. Nell’800 anche gli altri paesi erano grecofoni.
Oggi Gallicianò viene definita l’Acropoli dell’area grecanica perchè è senz’altro il Borgo che sta facendo i maggiori sforzi per non perdere ma anzi valorizzare queste suggestive radici.
Le incursioni saracene hanno costretto le popolazioni a ritirarsi nell’entroterra ma è anche possibile che già in epoca greca e poi romana esistessero dei centri abitati per esempio ad Amendolea, sicuramente a Bova, a Motta San Niceto che furono fortificati in epoca bizantina e normanna.
Oggi numerose associazioni stanno cercando di valorizzare questo patrimonio. L’Area Grecanica è una di quelle aree europee che non conoscendo lo sviluppo economico ed industriale hanno patito spopolamento ed emigrazione, la mancata disponibilità di alloggi e strutture alberghiere è stata uno dei principali problemi che in passato hanno vanificato il decollo turistico delle zone interne. L’area oggi però può vantare una positiva esperienza di ospitalità diffusa ispirata al modello anglosassone del bed & breakfast.
Il GAL Area Grecanica con un’importante azione di valorizzazione e ripristino dei piccoli centri rurali, seguendo un percorso di formazione per gli operatori, supporta la nascita di Pucambù (“da qualche parte”, in greco di Calabria), un’agenzia per lo sviluppo del turismo rurale, interlocutore centrale con il mercato turistico ed ulteriore momento di formazione e di confronto per tutti gli operatori.

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