L’incredibile storia del relitto della motonave “Laura Couselich”

Reggio Calabria, il 3 luglio del 1941 la motonave “Laura Couselich”, salpata dal porto di Venezia e diretta in Africa per rifornire le truppe italiane, incrociò sulla sua rotta il sommergibile inglese “Upholder” che, silurandola, l’affondò. La nave “Laura Couselich”, ribattezzata “Laura C”, nel giro di pochi minuti, si adagiò sul fondale sabbioso antistante il litorale di Saline Joniche. L’andamento scosceso del fondale in quel tratto di mare porta ad elevate profondità a pochi passi dalla riva, tanto che, oggi come allora, in questi luoghi è facile raggiungere i –50 metri di profondità partendo, da terra. Siamo in provincia di Reggio Calabria, capo d’armi, confine meridionale dello Stretto di Messina, è qui che è affondata la Laura C, verso la fine del secondo conflitto mondiale ed è qui che è nata una delle tante storie di mare, triste e ricca di colpi di scena che hanno avuto ripercussioni fino ai giorni nostri.
La nave per le sue peculiarità, venne confiscata dalla marina militare per i propri scopi legati al conflitto bellico in corso, le operazioni di carico delle stive vennero completate dopo sei mesi di lavoro. riempite di una quantità enorme di merci destinate alle truppe italiane impegnate in Africa, quali: farina, stoffe, macchine da cucire, biciclette per i bersaglieri, profumi, inchiostro, china, farina, coltelli, vino, Campari, birra Dreher e Italia, Fernet Branca, ricambi per autoveicoli, medicinali, conserve, cavi per linee telefoniche, etc. Tra tutte queste cose vennero nascoste in maniera pressoché casuale (almeno all’apparenza) armamenti di ogni tipo quasi come se ogni piccolo spazio fosse buono per inserire proiettili e munizioni di tutti i calibri, ed un enorme carico di tritolo, circa 600 tonnellate, che venne sistemato in tutta la terza stiva posteriore. Questa collocazione del carico bellico appare a molti anomalo rispetto ai metodi militari.
La tragedia si consumò Alle 11,45 del 3 luglio 1941, durante il transito obbligato lungo le coste di Saline Joniche, ora in cui l’Upholder lanciò i due siluri contro la nave che per sua fortuna, fu colpita al centro dello scafo in prossimità del carico di farina che ne attutì il colpo evitando danni enormi. L’opera di recupero del carico delle stive venne affidato a due Palombari che lavorarono sulla nave per parecchi anni. Uno, Salvetti, morì durante il recupero stesso e mentre l’altro, Todaro, a fine lavoro si sposò e si stabilì a Saline. E’ morto a distanza di sessant’anni esatti dall’affondamento all’età di 88 anni. Con lui se ne sono andati gran parte della storia, delle notizie e dei segreti custoditi nella Laura C. Quel carico è stato oggetto di razzia da parte di molti subacquei e non, che non rispettando i divieti imposti dalle autorità locali, si immergevano in quel sito.

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