La zona umida del Pantano: l’oasi protetta di Saline Joniche

Il Pantano di Saline Joniche è un’area protetta, dichiarata dalla legge regionale n° 7/2001 “oasi di protezione della fauna selvatica e della flora tipica delle acque salmastre”. Trattandosi di un habitat naturale che garantisce il mantenimento della biodiversità, nel luglio del 2006, la Commissione europea ha inserito quest’area nell’elenco dei siti di importanza comunitaria dell’area mediterranea (Sic Saline Joniche – IT9350143) in quanto.
Il Pantano si trova lungo la costa ionica (al km 25 della S.S. Ionica 106) e occupa un’estensione totale di 38 ettari. Questo luogo umido rappresenta l’ultima testimonianza di quelle che furono sino al Settecento le famose saline di Reggio. L’area è costituita da uno “stagno di emergenza costiera” a carattere permanente, prodotto dall’affioramento alla superficie del suolo dell’acqua freatica attraverso terreni permeabili. L’acqua di infiltrazione che giunge dal mare, mescolandosi con l’acqua dolce della falda superficiale, dà come risultato la formazione di acque salmastre che si raccolgono nella depressione esistente. Il tutto origina processi di erosione, frane e piene alluvionali, con conseguenti effetti che conferiscono suggestive morfologie al territorio.
All’interno del Pantano spiccano vari habitat: zone di laguna salmastra, prati umidi e vegetazione idrofila adattata a condizioni di forte salinità.
Per quanto riguarda la flora, le specie presenti sono soprattutto quelle tipiche dell’habitat palustre, dai folti canneti di cannuccia alle canne domestiche, dalle tamerici ai cespi di giunco acuto, fino al finocchio acquatico di lachenal. Nelle zone più soggette al prosciugamento, dove aumenta la concentrazione salina, la vegetazione alofita è rappresentata dalla salicornia che crea una caratteristica bordura attorno allo stagno, di colore verde intenso in primavera/estate e rossiccio in autunno.
Pantano
In posizione più distante dall’acqua, infine, si possono notare alcuni esemplari isolati di agave, palma delle canarie e alberi quali cipressi ed eucaliptus.
Il Pantano è un’area importante per la migrazione degli uccelli che compiono ogni anno due lunghi spostamenti, rispettivamente da e verso i territori africani. Tra le specie presenti si trovano in particolare le folaghe, il porciglione, il cigno reale, il fischione, il germano reale, la marzaiola e il moriglione. Sulle lingue di fango ricoperte di salicornia depone le uova il “cavaliere d’Italia”, simbolo del luogo. Fanno bella mostra di sé, inoltre, l’airone cenerino, l’airone rosso, l’airone bianco maggiore, la cicogna bianca, il fenicottero e i coloratissimi martin pescatore. Tra i rapaci spiccano il falco di palude, il falco pescatore e il falco pecchiaiolo. Quasi sempre presenti, infine, il gabbiano comune e il gabbiano reale mediterraneo.
Sono stati sbandierati finanziamenti per la riqualificazione del sito, a cominciare da una delibera Cipe del 2007 che metteva a disposizione 50 milioni di euro per la bonifica dell’area in presenza di progetti di riqualificazione da parte degli enti locali. Di tale cifra, però, si sono abbondantemente perse le tracce. In tempi più recenti, nel 2015, si era parlato di un importante progetto di riqualificazione del Pantano.
Il recente invito alla formulazione di una manifestazione di interesse da parte del curatore fallimentare della Sipi, proprietaria di parte dell’area del Pantano, potrebbe essere un’ottima occasione per far rinascere il sito e riportarlo ai fasti di un tempo. Il Comune di Montebello ha già mosso i primi passi in tal senso, dimostrando di voler acquisire l’area e, conseguentemente, attuare politiche di risanamento, riqualificazione e fruizione dell’oasi naturalistica. Per riuscire in questa impresa, il Comune di Montebello ha chiesto aiuto a Regione e Città Metropolitana, auspicando la costituzione di un consorzio fra i tre enti per avanzare eventualmente, anche in maniera unitaria, la proposta di acquisizione dell’area. Un’area che rappresenta uno straordinario patrimonio ambientale assolutamente da non disperdere.

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